martedì 29 novembre 2011

Comunicazione e dialogo

Se dovessimo fare una classifica delle parole più abusate, in questi ultimi tempi, ai primi posti metterei la parola dialogo, che insieme a tolleranza, riempie la bocca di tantissimi giovani, comunicatori, politici e personaggi pubblici, senza che essi ne abbiano capito il significato.

Questa parolina "dialogo" sembra oggi la cura di ogni separazione, di ogni diversità; da sola appare il rimedio per qualsiasi conflitto tra popoli, culture diverse, religioni, Stati... Non ti sembra che appena sorge un problema la classica frase, probabilmente di chi non ha nient'altro da dire, sia: "c'è bisogno di più dialogo"??? Poi, nessuno però ti spiega su quali argomenti deve basarsi questo dialogo, se ci sono delle regole, con chi farlo effettivamente questo "scambio di opinioni"...

È comunque importante e necessario dialogare per risolvere i problemi. È questo il motto della nostra società e la convinzione che viene imposta a noi giovani. Bisogna dialogare, bisogna dialogare, bisogna dialogare... non è importante come dialogare, ma si deve dialogare. Si arriva perfino a sostenere che chi non dialoga apertamente, non è tollerante. Così queste due parole che riempono la bocca di tanti, diventano quasi sinonimi e monito per chi magari qualcosa da dire ce l'ha e, soprattutto, ha idee chiare e fondate che vuole portare avanti nella verità.

Si capisce in quest'ottica, perché hanno così successo (e oggi sempre più sembra proprio che non esista altro) le trasmissioni dove sono invitati una serie di opinionisti, ormai diventata una nuova figura professionale per la televisione, al pari di conduttori e vallette. "Come si fa a fare una trasmissione senza un opinionista?", viene quasi da domandarsi attualmente. Visto che è così importante il dialogo, invitiamo più gente possibile e cerchiamo il confronto.

Forse ancora non avrai ben capito dove voglio arrivare e cosa voglio dire con queste righe, apparentemente contro il dialogo, ma continuando l'esempio delle trasmissioni televisive, credo che arriverà immediata la spiegazione. In queste trasmissioni, i dialoganti sembra stiano più che altro facendo una bella conferenza e quando parla uno, l'altro (e l'atteggiamento fisico di alcuni è davvero palese) sta pensando alle sue cose, sta già pensando a cosa deve dire dopo, sta già cercando tra i vari foglietti che ha portato con se qualche dato per replicare immediatamente alle prime tre parole che ha detto il primo.

Si va così avanti in una sorta di "dialogo" con se stessi e che non mira al nobile intento di far giungere chi ascolta o i due dialoganti alla conquista personale della verità. Assolutamente no! Figuriamoci, il dialogo non è più, come al tempo di Socrate e Platone, quello strumento per arrivare insieme (o condurre il discepolo) alla verità, ma diventa una parola così pensante, un macigno che schiaccia e affossa la verità stessa.

In questa falsa ricerca del dialogo a tutti i costi, si possono individuare due posizioni contrapposte, ma entrambe errate. In alcuni, il "dialogo" è portato avanti nel rifiuto di mettersi nelle posizioni dell'altro; in altri, al contrario, si accetta a prescindere l'opinione altrui, senza alcun ragionamento, in nome dello stesso dialogo e della sua amica tolleranza.

L'arte di comunicare, in realtà, non presuppone assolutamente queste due posizioni. Il vero dialogo, che può essere chiamato in modo più corretto conversazione, presuppone lo scambio di posto, il mettersi al posto dell'altro e il "volgersi insieme verso" la verità.

Finisco con un esempio. Oggi, ricorre l'anniversario della prima operazione chirurgica eseguita su una "bambina blu", Eileen Saxon, per correggere la malformazione cardiaca congenita alla base della tetralogia di Fallot. Bambina blu, non vuole certo essere un nomignolo discriminante (meglio subito specificare per tutti quelli che ripetono con forza la parola tolleranza), ma definisce una delle caratteristiche dei bimbi affetti da questa sindrome, dove il bambino appare cianotico (quindi blu). 

Una delle 4 caratteristiche di questa sindrome del bambino blu è la comunicazione tra i due ventricoli (le camere principali del cuore che fungono da pompa). In questo caso non è che la comunicazione cardiaca sia assente, anzi è più del normale. Questo però non è un bene, anche se a volte nella nostra società, il fatto di parlare tanto e tanto e tanto, sembra la soluzione a tutto. La comunicazione non è caratterizzata dalla quantità di parole e dal numero diverso di dialoghi che riesco a intrattenere nel corso della mia vita, ma risulta buona e ha un effetto positivo solo se rispetta i giusti parametri, le giuste regole e la vera finalità.

Proprio la tetralogia di Fallot, ti può far capire che non serve solamente la comunicazione, ma serve saper comunicare bene. Nel caso dei bambini blu, si deve intervenire precocemente per sistemare chirurgicamente la malformazione, a volte anche con più interventi. Nella nostra società, bisogna intervenire allo stesso modo per far capire e ristabilire il vero significato del dialogo e la meta di ogni buona comunicazione!

sabato 26 novembre 2011

Tu sei un miracolo?

Ci sono persone stravaganti a questo Mondo e Ali è sicuramente una di queste. Ci sono persone curiose in questa Terra e Ali lo è di certo. Ci sono persone che cercano risposte a tante domande, che amano la ricerca e i calcoli e anche questa volta Ali rientra in questa categoria. Ci sono persone che sbagliano e...

Tutto parte da una domanda: "Tu sei un miracolo?". Una questione certamente curiosa, che, in passato, nella mente di Ali Binazir aveva  avuto una risposta, piuttosto carina e interessante, in un racconto più o meno simile a questo: immagina un salvagente disperso in un oceano qualsiasi e che in uno dei vari oceani, ad una certa profondità, nuotasse una sola tartaruga. Bene, la possibilità che tu sia al Mondo, e che tu sia proprio te stesso, è simile al fatto che questa tartaruga emergendo dall'acqua, facesse spuntare la sua testina proprio al centro di quell'unico salvagente. Insomma, una probabilità molto, molto, molto remota.

Ok, sono certo che, anche senza questa storiella, tu stesso possa immaginare che la probabilità di nascere, in questo periodo storico, dai tuoi due genitori e di essere proprio come sei, sia estremamente piccola. Ma quanto piccola? Possibile, probabile o praticamente impossibile?

Ali Binazir stravagante e curioso come è, si incuriosì ulteriormente quando ad una conferenza Mel Robbins affermò che la possibilità di essere proprio te, era pari a uno su 400 mila miliardi. Ali ha pensato allora di mettersi a fare due calcoli (dico due perché è un modo di dire ormai consolidato, ma ti accorgerai che la cosa è un tantino più complessa). 

Per prima cosa è partito da un calcolo molto semplice, ossia capire quante probabilità avesse la solitaria tartaruga di centrare il salvagente. Calcolo facile effettivamente. La superficie degli oceani è stimata circa 340.000.000 km quadrati e il buco di un salvagente è circa 80 centimetri. I dati essenziali ci sono, il calcolo scontato, quindi possiamo dire che la probabilità è questa volta una su 700 mila miliardi.

Come? Non avevamo detto 400 prima? Adesso 700? Chi ha ragione? Robbins o la storiella? Queste sono probabilmente (qui non facciamo calcoli) le domande che sono passate per il cervello di Ali Binazir. Così anche lui si è messo ha fare sempre i soliti due conti per cercare di estrapolare una probabilità un po' più ragionata, che potesse rispondere alla domanda "Tu sei un miracolo?".

Sono abbastanza sicuro che il calcolo di Ali non sia proprio esatto. In misure come queste i fattori coinvolti sono veramente parecchi e le incognite possibili estremamente numerose. Comunque il calcolo ci fa capire una cosa che dice Ali stesso: "se si definisce miracolo un evento così raro da essere praticamente impossibile, abbiamo appena dimostrato che sei un miracolo".

Il calcolo nei suoi dettagli lo puoi seguire in questo bel poster, dove si afferma che la probabilità che tu esista, esattamente in questo momento e proprio così come sei, è pari a uno su 10 alla quasi tre milionesima potenza. Uno zero, seguito da tanti e tanti zeri, e molti ancora, con in fondo, un uno. Cioè tu!

Affascinante, non trovi? Incredibile, un vero miracolo!

L'unico "problema" è il fatto che tu esisti, che tu sei qui in questo preciso momento, in questo Mondo e proprio come sei. Un elemento questo che fa cadere e diventare sbagliata ogni statistica sulla tua ipotetica probabilità di esistere. La tua stessa presenza è un miracolo, ma non per il fatto probabilistico, ma per la tua unicità e il valore assoluto e inestimabile della tua persona. Il vero miracolo è il fatto che la tua presenza, qui, oggi e così come sei, non è pari ad un uno preceduto da tanti zeri. Se tu ci sei, significa che la probabilità è 1 o, se preferisci, il 100%. Tu ci sei punto e basta!

Il valore della persona umana non è quantificabile e nemmeno qualificabile. Non si può parlare di una somma concreta di denaro che equivalga alla vita di una persona e non si può nemmeno parlare di qualità di vita, confrontando vite con più o meno qualità. Ogni vita umana ha una quantità e qualità infinita. Non ci sono persone di serie A e persone di serie B, non farti ingannare da questi termini usati attualmente.

Tu sei unico, sei un miracolo e hai un valore inestimabile a prescindere da qualsiasi statistica, da qualsiasi calcolo, da qualunque qualità tu possa possedere o perdere... 

Sei unico e sei un miracolo, perché ci sei! Non dimenticarlo mai!!!

venerdì 25 novembre 2011

Realizzazione

"Il grande segreto dell'arte, e insieme il più nascosto, è che l'uomo inventa solo quando fa e in quanto vede ciò che fa. Per esempio, il vasaio inventa quando fa, e se qualcosa gli appare piacevole in ciò che fa, la continua. Così pure il cantante, e così chi disegna. Mentre quelli che portano un grande progetto solo nella loro fantasia, ed aspettano che si compia nel puro pensiero, non fanno mai nulla" Alain

Non c'è dubbio, le cose stanno proprio come affermato in queste poche righe. Molto spesso ci fermiamo alle idee, siamo bloccati nei nostri stessi pensieri e non diamo agli stessi la possibilità di realizzarsi. Questo è un vero e proprio controsenso.

Avere delle idee è importantissimo e già abbiamo visto come possiamo svilupparle, quali sono alcuni metodi che ci aiutano a sviscerarle (prova a dare un'occhiata qui, se non ricordi), ma quelli non erano solo dei consigli per continuare e continuare a pensare... sono dei suggerimenti per entrare in azione e per iniziare a convertire le idee in qualcosa di concreto.

Nelle lettres philosophiques di Maurice Blondel puoi leggere: "Vorrei studiare l'azione e ricercare come essa si faccia luce col pensiero, e come, essa pure lo illumini e ne garantisca la sincerità, ciò che vi prende e ciò che vi aggiunge". Certo, non posso competere con questi grandi e alti ragionamenti, ma sono certo che la questione è tutta qui.

La parola azione per molti è quasi un contrario della parola pensiero. Sembra che la riflessione sia in antitesi con l'azione. Non può essere così. Forse può essere complicato capire come queste due parole possano nella realtà formare una splendida unità ed è proprio a causa di questo connubio, a causa di questo matrimonio che proprio per sua stessa natura è indissolubile, che restiamo stupiti dalle idee-azioni degli altri.

Dirò forse una cosa banale, ma spesso è importante ribadire anche le cose più scontate. Nessuno di noi, né tu, né io, potrà mai rimanere affascinato, ammaliato, folgorato dalle idee di un altro, se queste non fossero prima tradotte in un'azione.

Ciò che ci meraviglia, infatti, è quando un altro simile a noi, riescie a far convogliare le sue diverse componenti tutte in un'unica direzione. Si crea così un'entusiasmante armonia che ci sconvolge. Il pensiero e le idee fanno parte di quella componente intellettiva che ci distingue, ma solo quando entrano in gioco anche la tua volontà e il coinvolgimento delle tue emozioni, si innesca questa splendida armonia e le idee si concretizzano.

Solo mettendo insieme le diverse componenti del nostro essere possiamo davvero realizzare qualcosa.   E così realizzare noi stessi. Anche chi si considera poco intelligente, avrà con facilità delle idee, tante idee, forse troppe. Ogni uomo può passare da un'idea all'altra, proprio come sfogliando una rivista (soprattutto una delle riviste di oggi tutte piene di pubblicità e immagini) passa da una foto all'altra, da un articoletto all'altro, da un'opinione all'altra. Chi fa la differenza però è chi mette insieme il suo intelletto e la sua volontà e  fa in modo che tutte le proprie buone idee possano vedere la luce.

"Ogni pensiero sorge nella mente, nel suo sorgere mira a passar fuori della mente, nell'atto; proprio come ogni pianta, germinando, cerca di salire alla luce". Queste parole del famoso poeta americano Ralph Wando Emerson ti possono far capire come il naturale svolgimento di un'idea sia propria l'azione concreta. Non importa che tipo di azione essa possa essere, l'importante è fare il bene.

Ci sono diversi modi di fare, in tutto quello che facciamo possiamo individuare principalmente tre forme, ma considera subito che quello che sto per scrivere è una riduzione, sono certo infatti che l'uomo con la sua creatività ha certamente altre bellissime forme del fare.

L'azione concreta è certamente il fare più evidente: il vasaio che affonda le sue dita nella creta per trasformarla e renderla simile alla sua idea. Qui rientra l'abilità pratica della persona. Altro modo è la voce, che si fonda principalmente sulla memoria; infine, troviamo il gesto che "disegna l'azione, ma non è l'azione".

Dopo aver complicato un po' le cose con questi ragionamenti, vediamo di fare una degna e abile conclusione. L'idea c'è, vediamo adesso se le mie dita, con l'aiuto della tastiera, riusciranno a realizzarla.

Facciamoci aiutare da una bella frase, che come si dice "chi ben comincia...". 
"Il bene è sempre nelle azioni". Per questo è così importante che non ci fermiamo alle belle idee e ai bei ragionamenti. Tutti sono bravi in quello, come tutti sono bravi, si dice a parole, evidentemente in questi casi, quando si dice questo, significa che l'azione (la parola) ha evidenziato una incoerenza nell'idea. Ci troviamo di fronte a qualcuno non proprio sincero.

Tu cerca di essere sincero con te stesso, fai in modo che le tue azioni garantiscano la sincerità del tuo pensiero e dei tuoi valori. Nessun valore, infatti, può essere tale se rimane semplicemente nelle tue idee. I valori hanno bisogno di tutto te stesso, del tuo abile intelletto, della tua tenace volontà per realizzarsi.

La realizzazione della tua vita non è incentrata e non si trova nelle tue idee, ma in tutto quello che farai per concretizzarle. Anche se non riuscirai a metterle in pratica pienamente, non potrai avere rimpianti, come quelli che rimangono nel solo ragionamento, ma avrai una soddisfazione incredibile e impareggiabile.

Cerca di alimentare la tua mente con idee grandiose e alimenta le tue stesse idee con l'azione, ricordandoti sempre che i valori e il bene è sempre nelle azioni.

martedì 22 novembre 2011

Organizzare l'agenda

A volte sembra proprio che i giovani abbiano uno strano pensiero sull'organizzazione. Il tema è già stato affrontato qui, ma c'è ancora tanto da dire, soprattutto perché alcuni credono che l'organizzazione possa togliere qualcosa. L'essere organizzati appare come qualcosa di negativo che ci priva della libertà, che ci toglie la nostra intimità, che ci toglie il nostro tempo e il nostro spazio.

Sono in molti ad aver paura dell'organizzazione, non vogliono affrontare questo "compito" perché lo ritengono qualcosa di noioso, senza fine... e trovano così tante e varie scuse. Anche tu trovi sempre una scusa valida per non organizzarti?

Il motivo principale per non procedere all'organizzazione è il fatto che non ti ritieni in grado di farlo. Ti sei detto qualche volta: "tanto non sono mai stato bravo ad organizzarmi; io non so farlo; nessuno mi ha mai insegnato; non è proprio nelle mie corde; non sono nato organizzato...". 

Se ti riconosci in queste frasi, significa che questa è la prima scusa che devi eliminare, è il primo nemico da abbattere. Prendi la tua armatura speciale, sguaina la spada del coraggio e monta sul cavallo della ragione. Fatto questo potrai accorgerti che l'organizzazione non è scritta nel tuo DNA, nessuno nasce organizzato. È qualcosa che si impara a fare, è un valore che si può far proprio e vivere... è qualcosa, infatti, che si può anche insegnare.

Organizzarsi non è un problema, ma uno strumento! Lo dice la parola stessa: organizzazione deriva dal greco organon, ossia strumento. È quindi un mezzo, un sistema, un insieme di abitudini, un valore che possiamo assumere, che possiamo utilizzare per migliorare la nostra vita e molte volte anche quella di chi ci circonda.

Ognuno di noi ha qualcosa da fare e sa quando dovrà farlo o, meglio ancora, quando vuole farlo. Per studio, lavoro, divertimento, sport, attività che appassionano, famiglia, amici, ogni persona ha qualche obiettivo a lungo termine, altri sono più immediati e altri ancora sono a lunghissimo termine.

Questi obiettivi puoi metterli in un calendario, fissare una data. Oggi, è ancora più facile, perché in ogni cellulare e in ogni computer esiste un calendario che possiamo scorrere in avanti per anni e anni. Possiamo così programmare tante attività e obiettivi che vogliamo raggiungere anche a distanza di anni.

Come essere certi di raggiungerli dopo aver fissato una data? Ovviamente organizzandoti!

Una volta fissata la data, con calendario alla mano, cerca di intraprendere un bel viaggio a ritroso. Uno di quei viaggi di un tempo, con un bel veliero. Un viaggio che ti porterà alla scoperta di un tesoro (il tuo obiettivo). Questa volta però il viaggio devi farlo a ritroso, dal punto di arrivo fino alla partenza. Devi usare un po' di immaginazione e di creatività, pur restando con i piedi per terra, ben piantati per terra.

In questo viaggio a ritroso devi calcolare tutte le tappe intermedie che dovrai fare per raggiungere il tesoro, il tuo obiettivo. Queste soste sono fondamentali e dovrai fissarle nel calendario, stabilendo per ogni tappa intermedia ciò che dovresti aver realizzato. Solo in questo modo potrai essere certo di raggiungere il tuo obiettivo finale.

Con il calendario alla mano potrai allora accorgerti se hai raggiunto le tue mete prima, dopo o in tempo con la scadenza che avevi previsto. Potrei correggere il tiro, se vedi che sei in ritardo di qualche giorno. Ricordati però che se non correggi subito la tua rotta, sarai costretto a spostare in avanti la data del tuo obiettivo finale. Quindi, appena ti accorgi che qualcosa non va, non far partire subito i motori a mille, ma tira i remi in barca per un momento, correggi la rotta, cerca il modo per recuperare il tempo perduto e poi metti il turbo!

Per fare un'ottima organizzazione dell'agenda, devi prevedere anche dei premi. Sai, nei viaggi, soprattutto in quelli lungi, erano sempre previste delle tappe per rifornirsi, per scambiare merci, acquistare cibo. Ad ogni tappa intermedia raggiunta in tempo o in anticipo, devi farti un premio: concediti qualcosa che ti piace e che ti possa arricchire. Però non aspettare il giorno del raggiungimento della tappa intermedia per pensare al premio, pianificalo già da adesso, sarà un incentivo in più per raggiungere la tua meta.

Molto spesso si danno le colpe dei nostri fallimenti a fattori esterni, mentre devi ricordarti che il fallimento, sei stato tu stesso a deciderlo (per un buon 90% dei casi). Altra cosa da tenere bene a mente è che l'organizzazione richiedete tempo, ma allo stesso momento ci fa risparmiare tempo. Richiede tempo, perché non possiamo pretendere di organizzare la nostra agenda in pochi minuti; ci fa risparmiare tempo, perché una volta organizzati, sarà molto difficile rimandare le cose.

Il tempo è un valore prezioso che non possiamo sprecare, soprattutto il tempo della nostra gioventù!

giovedì 17 novembre 2011

La scuola del futuro

"Il Web è davvero sconvolgente. È una tecnologia di base che riesce a trasformare un gioco da ragazzi in qualcosa che serve davvero a qualcuno. Se ci penso, non mi vengono in mente altri casi di questo genere". Ecco le parole di Marco De Rossi, un giovane nato nel 1990, fondatore di Oilproject, da sempre appassionato di programmazione e web; parole estratte dall'intervista di Lorenzo Mannella per l'Happy Birthday Web, convegno tenutosi a Roma in occasione dei 20 anni di Internet!

Oilproject è una scuola virtuale gestita direttamente da studenti. Non solo: è gratuita e aperta a tutti. Qui si discute di attualità, economia, letteratura, filosofia, Internet e politica. Le lezioni avvengono online (questo è un dato scontato) e sono tenute da volontari che condividono le loro conoscenze senza altro fine che la divulgazione libera dell'informazione.

L'idea è sicuramente molto innovativa e segue un principio molto importante: essere al passo con i tempi. La scuola odierna è qualche passo indietro rispetto alle possibilità che gli studenti potrebbero ricevere, soprattutto per quanto riguarda il web, l'utilizzo di internet come risorsa per diffondere l'educazione e la cultura... c'è ancora molta strada da fare.

Il bel motto "Liberi di imparare, liberi di insegnare" riflette il pensiero del progetto e, infatti, Oil sta per "Open Interactive Lessons", dove chiunque può apportare il proprio contributo liberamente, senza un vero e proprio controllo di qualità se non la votazione degli altri utenti. 

Ciò che deve caratterizzare una scuola, oltre la libertà e la disponibilità di accesso a tutti, deve essere la responsabilità. La scuola ha il compito fondamentale di educare e formare i giovani, non solo di informarli (ossia dare dati). C'è quindi una responsabilità alla verità che deve venire prima di ogni altra cosa.

Personalmente trovo il progetto un'ottima idea di un giovane che ha sicuramente voglia di fare e che per primo riconosce l'impossibilità di eliminare la scuola tradizione, che serve e servirà sempre. È più che altro un'azione per spronare un sistema scolastico troppo vecchio e fermo. Come dice lo stesso Marco: "Noi non ci sostituiamo in alcun modo alla scuola pubblica. La nostra è un'iniziativa di emergenza, visto che nel campo dell'istruzione non si sperimenta più nulla. L'ottica è che sia la scuola stessa ad assimilare i nostri strumenti. Non è difficile, basterebbe iniziare a registrare le lezioni fatte in classe".

C'è un bisogno urgente di aprire le menti dei giovani all'attualità, fin dalla più tenera età, a nuove conoscenze, a temi pratici e sempre aggiornati, perché è fondamentale creare quella stupenda abitudine di interessarsi a tutto quanto ci circonda e di dedicare il proprio tempo per approfondire problemi di natura filosofica, sociale e umana.

Questa ricerca e spinta verso l'attualità, però, non deve farci dimenticare che ci sono delle basi indispensabile per ogni cosa. Nell'istruzione le basi sono proprio quelle che sradicano dall'analfabetismo: per questo non possiamo permettere che la scuola si riempa di informazioni, di una serie infinita e sempre maggiore di dati, tralasciando per esempio la grammatica italiana, la matematica di base. Non possiamo permetterci di ritrovarci in un futuro dove i giovani e i meno giovani, conosceranno perfettamente il mondo dell'informatica, sapranno navigare sui social network in maniera rapida e immediata, sapranno programmare qualcosa di veramente speciale, ma si troveranno ancora in uno stato di analfabetismo elementare, senza conoscere i verbi e senza saper fare un semplice calcolo a mente.

Quanti insegnanti si concentrano sulla calligrafia? Quanti insegnano come tenere in modo corretto e fisiologico una penna in mano per scrivere (tu sai che c'è un modo corretto???)? Quanti forniscono quegli strumenti indispensabili per studiare (metodo di studio, tecniche di memoria, metodi di concentrazione, sviluppo dell'attenzione, della creatività, della logica e del calcolo...)? Questi sono solo alcuni esempi di ciò che un sistema educativo dovrebbe prevedere fin dalle prime fasi di istruzione.

Inoltre, un nuovo sistema educativo dovrebbe includere:
- l'introduzione dell'informatica ad un livello attivo e pratico, perché si è visto che attraverso l'utilizzo del computer tutti i bambini riescono ad apprendere meglio e molto più rapidamente.
- le capacità intellettuali devono essere sviluppare in modo armonico, con la crescita personale e secondo le varie fasi della vita, insegnando i principi di etica generale, che poi potranno essere applicati a tutti i campi della vita, lavorativa e non.
- il nuovo sistema educativo non dovrebbe mai interrompersi, dovrebbe continuare per tutta la vita. Questa è la sfida più grande, ma abbiamo esempi chiarissimi di come anche a tarda età si possano realizzare e ancora sviluppare straordinarie capacità e opere di grande valore.

E molto altro ancora...
Tu che idee avresti per la nuova scuola del futuro?

mercoledì 16 novembre 2011

12 valori da premiare

Come trasmettere valori? Molte volte mi domando, anche coinvolgendo alcuni amici, come è possibile far si che più gente possibile viva concretamente i valori positivi. Oggi, voglio condividere con te un'idea che ho trovato su internet di un gruppo che ha ideato un modo accattivante di coinvolgere le persone a vivere i valori giorno dopo giorno.

Le motivazioni di questo gruppo si possono capire proprio dalle seguenti parole: "Il nostro scopo principale è quello di aiutare tutti a raggiungere il loro potenziale. Vogliamo premiare le persone che mettono in pratica questi valori e aiutare tutti a raggiungere questo obiettivo". Queste sono le parole di Michael Sawaya, managing partner dello studio legale Sawaya in Colorado.

Michael e il suo team hanno trovato un modo fantastico per trasmettere i valori e per invogliare la gente della loro comunità a viverli. Già ieri abbiamo parlato di premi e anche in questo caso l'idea è proprio quella di premiare mensilmente i giovani e le persone della comunità che si distinguono per aver vissuto in maniera appassionata determinati valori.

Credo sia davvero un'idea grandiosa e adesso te la spiego nel dettaglio. Magari ti viene in mente qualche cosa di simile da fare anche qui. Come si dice, c'è sempre spazio per realizzare idee positive. ;-)

Per spiegartelo, riporto il racconto di un membro del team di Michael: "Presso lo studio, promuoviamo e miriamo a 12 valori fondamentali che crediamo debbano essere vissuti ogni giorno nella nostra vita, sia nel lavoro, sia nella vita personale.  Questi includono la famiglia, l'onestà, l'integrità, la libertà, la fiducia, la speranza, il servizio, la responsabilità, la fede, l'onore, la giustizia e la verità. Ogni mese accettiamo le candidature di persone meritevoli da parte di cittadini locali, imprese, organizzazioni di volontariato e non-profit, per il particolare valore del mese." 

Ma non finisce qui: "Michael Sawaya, il fondatore e avvocato leader della nostra azienda, accoglie la persona con un premio con inciso il proprio nome e un dono di 250 dollari per la carità della loro scelta."

E ancora: "Questo ci dà l'opportunità di riconoscere e ringraziare molte persone intorno a noi che lavorano instancabilmente per il bene degli altri - spesso senza alcun riconoscimento di sorta. Aiutaci a dire grazie a coloro che dimostrano amore e si preoccupano per gli altri!". Ecco quello che cercano di fare con questo progetto strepitoso!!!

Cosa ne pensi? Non sarebbe davvero fantastico premiare i valori positivi? Non credi che potrebbe comportare un vero ed efficace cambiamento nella società? Dici che potrebbe essere un buon incentivo per stimolare i giovani a vivere i valori positivi?

Vorrei solo rubarti qualche altro minuto, per analizzare insieme 3 dei 12 valori scelti dal team di Sawaya:

1) Onesta. L'onesta, la correttezza, l'integrità in ciò che si crede e nelle proprie azioni. "L'onore mantiene il nostro nome e la nostra reputazione pulita".

2) Speranza. Per guardare al futuro con desiderio e con fiducia ragionevole. Credere, desiderare e avere fiducia. La sensazione che ciò che si vuole si può ottenere o che gli aventi andranno per il meglio. Sentire che qualcosa di desiderato può accadere.

3) Integrità. Il rispetto dei principi morali ed etici, la solidità del carattere morale e l'onesta. Lo stato dell'intero l'essere come un tutto intatto. La condizione perfetta o tendente alla perfezione. L'integrità ci dà forza!

Per finire ti racconto l'esempio di un premio. Lo scorso mese di agosto il valore prescelto era l'onestà e lo ha vinto Monica Denler che "è fortemente impegnata nella missione SafeHouse di Denver... aiutando le donne, i bambini e i giovani a reclamare il loro diritto ad una vita libera dalla violenza domestica". Al SafeHouse vengono aiutate le vittime di violenza domestica e i loro bimbi sia attraverso un ricovero d'emergenza, sia tramite la consulenza legale. Chi arriva al SafeHouse ha accesso ad una gamma completa di programmi in due lingue che comprende le consulenze individuali, le sessioni di gruppo, il patrocinio e la pianificazione dalle sicurezza. 

Il premio è stato dato a Monica perché: "è un faro di luce per le donne, i bimbi e i giovani che subiscono violenza domestica. Lei rappresenta coloro che non hanno paura di affrontare le sfide. È una persona autentica, onesta e disponibile quando si tratta di questioni complesse e gravi". Insomma, parla onestamente e chiaramente di un problema che molto spesso la gente non vuole sentire; la violenza domestica non può essere tollerata e fortunatamente c'è qualcuno che lo dice a gran voce.

Tu per cosa potresti essere premiato? E chi vorresti proporre per un eventuale premio?

martedì 15 novembre 2011

I giovani talenti italiani

Troppe volte si vede solo il lato negativo della realtà, troppe volte i giovani vengono visti come una non-speranza, come coloro che sono già finiti, consumati, senza futuro, sbandati e senza obiettivi. Per fortuna il talento dei giovani emerge spesso e qualche volta, come è successo oggi, viene riconosciuto e premiato.

Giovani dai 10 ai 18 anni, provenienti da tutta Italia, sono stati premiati oggi al Quirinale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il loro straordinario impegno. Ragazzi che hanno donato il midollo alla propria sorella per salvarle la vita, giovani che dedicano alcune ore della loro giornata per assistere altri ragazzi malati, talenti nella matematica, nello studio... sono stati salutati da Napolitano così: "saluto quei minorenni, cittadini italiani fin dalla nascita, che hanno tenuto comportamenti eccellenti così da meritare l'insegna di Alfiere della Repubblica che tra poco consegneremo".

Sarebbe bellissimo e molto motivanti poter raccogliere tutte le storie di questi giovani!

Il Presidente della Repubblica, al fine di mettere in luce eccezionali benemerenze e di proporre modelli di comportamenti positivi delle nuove generazioni, ha istituito un "Attestato d'Onore" riservato ai minori. Le benemerenze possono essere conseguite nello studio, in attività culturali, scientifiche, artistiche, sportive, nonché nel volontariato e con singoli atti o comportamenti ispirati ad altruismo e solidarietà.

È essenziale per i giovani differenziarsi dagli altri. Molte volte si vedono giovani uniformati alla massa, che sembrano quasi copie gli uni degli altri, nei vestiti e negli atteggiamenti, in realtà ogni giovane cerca di discostarsi dagli altri e di trovare un suo posto. È proprio da questo che deriva la confusione dell'adolescenza. Questo voler differenziarsi porta i giovani a cercare qualcosa di speciale, qualcosa che possa farli emergere e che li distingua. Cercano la propria identità.

Molte volte questa ricerca si esaurisce in una risposta esteriore. Si crede che le uniche cose che si possano modificare e rendere particolari siano solamente quelle che ci mettiamo addosso, i termini che pronunciamo, gli oggetti che utilizziamo, le musiche che ascoltiamo... In realtà tutto questo non potrà mai veramente differenziarci, non potrà mai renderci unici e speciali.

Per emergere bisogna lavorare sui propri talenti, sulle caratteristiche personali. Cercare di conoscere il proprio temperamento è di fondamentale importanza, perché molte volte un giovane si ritiene timido e introverso e, per un errato giudizio superficiale di se stesso, non riesce ad esprimere un talento comunicativo che possiede veramente. 

Ognuno ha molto spazio per lavorare sui talenti. A volte serve affidarsi a qualcuno che ci aiuti a scoprire e tirare fuori queste nostre capacità e a costruire la nostra vera identità. Gli amici dovrebbero servire a questo ed è davvero straordinario fare un percorso di crescita e di ricerca dei propri talenti con un amico vero. Troppe volte i giovani si costruiscono identità fragili e troppo spesso queste identità senza radici sono mascherate da atteggiamenti forti e sicuri.

Oggi, si crede che molto del successo altrui sia dovuto alla fortuna e questo fa sì che l'impegno che dedichiamo a sviluppare le nostre capacità sia sempre meno, perché arriviamo a pensare: "tanto è tutta questione di fortuna, perché devo impegnarmi tanto se poi il successo è il semplice risultato di una situazione fortunata?". Per smontare questo atteggiamento mi viene in mente la frase attribuita a Seneca: "non esiste la fortuna, esiste il momento in cui il talento incontra l'occasione"

Ma se questo talento non l'abbiamo coltivato, non lo abbiamo scoperto, fatto crescere e fatto maturare, quale sarà il risultato? Semplice, avremo perso diverse occasioni. Occasioni che mai più torneranno. Certo, la vita sempre ci presenta occasioni, ma mai saranno le stesse, saranno sempre nuove e diverse dalle precedenti. È importantissimo farsi trovare pronti per poter cogliere ogni occasione che ci si presenta e non perderne nemmeno una. Anche questo è un grande talento!

Solo due consigli finali:
1) SCOPRI I TUOI TALENTI: cerca di chiedere ai tuoi amici quali sono le qualità che ti distinguono. Ovviamente avendo usato il termine qualità si intendono quelle caratteristiche positive. Molte volte gli altri vedono doti che noi non riusciamo bene ad inquadrare o che non riteniamo parte della nostra identità. Cerca di concentrarti su questi talenti e passa al punto 2.

2) TRASFORMA I TALENTI IN AZIONI: solo così i talenti effettivamente diventano tali, mettendoli in pratica, convertendoli in azioni, in atti. È proprio così che il talento diventa un travolgente valore da vivere e da trasmettere.

sabato 12 novembre 2011

Impara a premere il pulsante della pausa


Finalmente è arrivato anche questa volta il sabato e con esso il fine settimana. Finalmente ci si può riposare un po'. Finalmente si possono fare le attività che si sono rimandate per tutta la settimana per la fretta e il corri corri che solitamente i primi 5 giorni della settimana ci presentano. 


Se sei un giovane che dice questo "finalmente", magari con un bel sospiro di sollievo, come se dovessi buttare fuori tutto quello che hai accumulato durante la settimana, significa che non conosci ancora un grande segreto: l'importanza delle pause.

Cerco di farti un esempio che credo sia veramente calzante e mi possa aiutare a spiegarti cosa intendo dire. Non so se sei appassionato di musica, probabilmente l'avrai studiata un minimo alle scuole, forse sei un musicista, un cantante... qualunque sia la tua conoscenza della musica, saprai di certo che essa è fatta di note. Sono esse che, prodotte da uno strumento o emesse dalla nostra stessa voce, creano quelle musiche che ci coinvolgono e ci emozionano. Sono esse che entrano nella nostra mente e molte volte non riusciamo a dimenticarle per un'intera giornata... quasi ci rincorrono anche se noi tentiamo di dimenticarle.

Bene, detto questo, possiamo provare a paragonare le note a tutto ciò che facciamo, alle nostre svariate attività. I nostri impegni, come le note, non sono mai le stesse, a volte cambiano, a volte hanno una determinata ripetizione e ritornano con frequenza e dopo lo stesso intervallo, proprio come le attività che facciamo quotidianamente e rientrano nella nostra routine. A volte, proprio come accade nella nostra vita, si infila una nota inaspettata, che ci sorprende in positivo o in negativo...

C'è qualcosa che, oltre alle note, rende straordinaria e possibile una melodia. Questo qualcosa sono le pause. La loro presenza è fondamentale, sia nelle melodie sia quando si canta. A volte sono quasi più importanti delle note, oserei dire, perché danno alle note qualcosa di così particolare e straordinario che veramente non riesco a spiegare. La nostra vita può diventare letteralmente straordinaria se impariamo a inserire le giuste pause, quelle che servono prima e dopo ogni cosa che facciamo.

Perfino il nostro cervello ha bisogno di pausa. Recentemente uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience ha sottolineato che servono delle pause per poter memorizzare al meglio le cose, soprattutto per quella memoria che chiamiamo a "lungo termine". Quindi, se hai sempre studiato ore dopo ore e purtroppo il risultato non è stato dei migliori, adesso sai il perché, o almeno una possibile causa. La soluzione migliore dopo aver studiato per circa 40-45 minuti è concedersi una bella pausa di circa 10 minuti, il tuo cervello ti ringrazierà e tu ringrazierai lui al prossimo esame ;-)

Dopo tutto fa sempre bene fermarsi e guardare altrove. È un modo incredibile per trovare nuovi punti di vista, per osservare ciò che prima non si vedeva, per dedicare del tempo a te stesso, per per donarsi un momento di pausa. È arrivato il momento di imparare a premere il pulsante della pausa!

Una giusta pausa serve per riprendere fiato, per riordinare le idee... Inoltre, la pausa, la nostra pausa, può essere utile agli altri. La pausa più vera e più melodiosa è proprio quella che dedichiamo agli altri. In essa possiamo trovare molti sentimenti positivi, un caloroso amore che rende la nostra vita davvero speciale. 

Potresti quindi condividere la tua pausa con gli altri, costringendoli quasi a farla insieme a te. Sarebbe stupendo, perché faresti qualcosa di buono per te e insegneresti a qualcun'altro a dedicare qualche minuto a se stesso e a puntare lo sguardo verso qualcosa di diverso.

Troppe volte i giovani come noi sono sempre orientati in un'unica direzione, quasi come se qualcuno avesse messo loro i paraocchi dei cavalli. Imparare a fare le giuste pause è come liberarsi da questi paraocchi, accorgersi che c'è qualcosa oltre, rendersi conto che la vita è sempre e comunque qualcosa di più: uno splendido arcobaleno di valori positivi!

giovedì 10 novembre 2011

Complessità vs Complicazione

Ti sei mai trovato di fronte a qualcosa ed aver pensato "non ce la faccio, è troppo complesso"? Ti è mai capitato di rinunciare a risolvere un problema di matematica perché "troppo complesso"? Hai mai dovuto rileggere più volte qualche riga di un testo proprio perché troppo articolato e complesso?

Capita a tutti di trovarsi davanti a qualcosa di complesso, proprio perché la complessità riguarda tutto ciò che ci circonda e interessa anche noi stessi. L'esempio classico è il nostro cervello, un organo così complesso che affascina e coinvolge fior fiore di scienziati, ricercatori e medici che ogni giorni si sforzano di capire qualcosa in più della sua struttura, organizzazione e funzionamento.

Già da questo esempio si può capire che ciò che è complesso ha in ogni caso una sua struttura, un suo ordine, una sua oggettività. Ciò che è complesso è quindi risolvibile, scindibile in pezzetti, capibile e, molte volte, riproducibile. Tutta la natura ha una certa complessità e noi per primi siamo complessi, lo vediamo tutti i giorni quando ci rapportiamo con gli altri e anche quando guardiamo noi stessi e magari non ci capiamo proprio bene.

Il termine complesso deriva da latino e ha il significato di un insieme di intrecci, ma si può anche riferire ad altri due termini: abbraccio e comprendo. Che bello! Questo significa proprio che ciò che è complesso si può in qualche modo comprendere, magari non in modo immediato, ma non è forse la cosa più bella e in fondo la base di tutta la ricerca dell'uomo, sforzarsi per comprendere la complessità che è in noi e che ci circonda?

Proprio così, ci circonda... come un grande abbraccio! Tutto è complesso e per questo serve approcciarsi alle persone e alle cose con una visone globale (senza mai ridurre la persona a qualcosa di scontato e scardinato dai proprio affetti, emozioni, rapporti, ambienti...); è necessario essere aperti all'incertezza, proprio perché fa parte di noi e come già accennato qui, ci permette di sperare.

La complessità, nella visione di questo grande abbraccio e nella sua essenza, ha un aspetto che ci tengo a sottolineare: ciò che è complesso è formato da più parti collegate tra loro e dipendenti l'una dall'altra. Questa dipendenza ci fa capire che dobbiamo sempre considerare più cause, più punti di partenza, più punti di osservazione. Solo così possiamo davvero comprendere la realtà, entrando e accettando una spiegazione pluricausale.

Credo che tu possa subito capire, dopo aver letto queste righe, la netta differenza che c'è tra complessità e complicazione. Mentre una (la complessità) è parte di noi e della natura, l'altra (la complicazione) è qualcosa che noi aggiungiamo ed è appunto per questo che riusciamo a renderci la vita tanto complicata, aggiungendo cose inutili e superflue che ci fanno tralasciare gli impegni inderogabili e i punti più importanti della nostra vita.

La confusione che oggi si vive spesso deriva in parte da questo continuo confondere ciò che è complesso, ritenendolo complicato; così facendo, i giovani non riescono più a rispondere a ciò che la vita presenta loro. Non credono di farcela, perché si trovano sempre davanti a ciò che credono complicato e in una sorta di circuito aggiungono altre complicazioni. 

Non complicarti la vita. Cerca di vedere la complessità con una grande visione, cerca di abbracciare tutto con una logica razionale, prova a considerare le diverse e possibili varianti e cause, senza sbattere la testa inutilmente in una prima apparente soluzione... vai un profondità nelle cose: entra nella complessità e vai fino in fondo. La vita è proprio questo: una straordinaria complessità che ci si presenta per essere risolta!

Spero di non averti complicato la vita con questo post, spero di non essere stato complicato nella spiegazione, probabilmente un po' complesso, ma questo è un bene, così avrai la possibilità di leggere anche tra le righe e magari comprendere qualcosa in più. ;-)

Se invece ti sembra che sia stato semplice, allora non c'è bisogno di spiegazioni!

mercoledì 9 novembre 2011

Economia e valori

In questi giorni in Italia e all'estero si sta parlando molto di economia, di successo economico, di crisi. Tra ieri e oggi credo che molti abbiamo imparato un termine più e più volte ripetuto nei quotidiani e nei telegiornali: spread. Purtroppo in queste ore, questo ormai famoso spread è accompagnato da numeroni alti e questa volta non hanno affatto un significato positivo. 

Sul Corriere della Sera online si legge "La caduta nel baratro si misura con la corsa senza freni dello spread tra Btp Bund schizzato fino ai nuovi massimi di 575 punti". Non voglio fare una lezione di economia, non ne sarei di certo all'altezza, visto che non è proprio il mio campo, ma devo per forza cercare almeno di spiegarti cosa significa questo spread.

Lo spread ha vari significati nell'ambito economico e in questo caso ci si riferisce allo spread Btp-Bund. In parole povere segnala la differenza tra titoli di stato italiani (Btp) e titoli tedeschi (Bund). Il calcolo è effettuato sul rendimento dei titoli, ma la cosa importante da capire, per chi non si intende di economia, è che questo rendimento è legato al livello di rischio di questi titoli. Quindi, maggiore è il rendimento dei titoli di stato italiani, maggiore sarà il loro livello di rischio. Il confronto con i titoli tedeschi sottolinea il fatto che i nostri titoli di stato sono meno sicuri rispetto a quelli tedeschi e quindi vengono percepiti dal mercato come più rischiosi e mettono l'Italia in una situazione molto pericolosa di fallimento.

Spero di averti chiarito, in queste poche righe, qualche dubbio su un termine che in questi giorni stai leggendo o ascoltando spesso (e ti chiedo scusa se nella spiegazione ho sbagliato qualcosa, ti ripeto, non sono un esperto in materia). Vorrei però adesso concentrarmi su un altro punto e arrivare finalmente al titolo del post: economia e valori.

La domanda dalla quale partire è: che cosa influenza davvero, in modo fondamentale e rilevante l'attività economica? Non si può rispondere semplicemente la ricerca del proprio tornaconto. Purtroppo chi persegue il successo economico e mette questo punto come obiettivo della propria vita, troppe volte pensa che la ricerca dei guadagni personali e del massimo profitto siano ciò che occorre per il successo economico.

Non è così. Se si continua a pensare in questo modo, la crisi sarà sempre più ampia ed evidente e il successo economico, non solo nazionale, ma individuale, sarà un miraggio sempre più lontano. Chi si basa solamente sulla ricerca del profitto è destinato a fallire miseramente.

Qualche economista e Premio Nobel si sono accorti da tempo che i valori hanno un'enorme importanza economico-sociale. Possiamo quindi affermare che i valori non influenzano solo la vita personale, ma hanno un grande impatto anche nella vita economica e della società.

Comprensione, servizio, fiducia, simpatia, collaborazione, interessamento... sono solo alcuni dei valori cardine che devono essere perseguiti per avere un successo economico. Lo sviluppo e la trasmissione di valori positivi è di fondamentale rilievo per il successo economico di un paese. 

Con un solo valore si potrebbe risollevare tutta l'economia italiana. Questo valore di chiama fiducia. Deve però essere vissuta, non deve rimanere un valore letto su qualche articolo di economia e poi nella vita quotidiana, negli scambi, nelle relazioni d'affari viene dimenticato e anzi viene sostituito dall'atteggiamento e da sentimenti opposti. 

Ai giovani che si apprestano a diventare imprenditori, che stanno o sono già immersi nel mondo del lavoro e degli affari, a quelli che vogliono perseguire il successo economico chiedo a gran voce di fondare la loro attività, il rapporto con i soci, i clienti, e tutta la propria vita sullo stupendo valore della fiducia e sui valori più belli che può vivere un uomo.

Prova ad immaginare questo: ogni valore che imparerai a vivere personalmente, quotidianamente, dentro e fuori gli affari, porterà un aumento del tuo profitto. Ogni volta che dimenticherai i valori più positivi, anche uno soltanto, significherà che ti starai approfittando di qualcuno e lo starai tradendo, ma quel che è ancora peggio é che starai tradendo te stesso e la tua voglia di successo!

martedì 8 novembre 2011

I modelli dei giovani

Hai mai immaginato di avere una telecamera a portata di mano e poter intervistare un personaggio particolare? Da chi andresti? Se dovessi realizzare un video sulla persona che più di tutte credi possa essere un modello per i giovani, da chi andresti?

Sarebbe proprio bello ascoltare le varie risposte. Uscirebbero certamente dei nomi interessanti e ognuno di noi potrebbe rimanere positivamente sorpreso. È sempre travolgente scoprire le storie e le qualità di grandi uomini e donne della storia e dell'attualità.

Solitamente si dice che i giovani di oggi assorbono quei modelli che vengono presentati dalla televisione. Sempre si ripete che i principali punti di riferimento per lui e per lei sono rispettivamente calciatori e veline che i ragazzi e le ragazze imitano nei comportamenti, gesti, abbigliamento... Queste tipologie rappresentano davvero dei modelli? Si possono definire modelli? Sono davvero questi i punti di riferimento dei giovani?

Secondo alcuni sondaggi, la maggior parte dei giovani, se avessero in mano la videocamera e la possibilità di riprendere un personaggio come esempio, un modello che vorrebbero seguire, non si sposterebbero troppo dalle mura domestiche. È vero, infatti, che lasciando il tempo ai ragazzi di individuare le persone che ammirano di più, questi si rivolgerebbero ai propri genitori, a mamma e a papà. Altri andrebbero con la loro telecamera a intervistare il proprio fratellone, qualche amico o amica.

Qualche altro giovane prenderebbe la propria telecamera per andare da qualche sportivo, da qualche personaggio dello spettacolo e una grande fetta di questi giovani si rivolgerebbero proprio a quelle persone che sono riuscite a spiccare, ad emergere e ad essere incisive nel campo lavorativo che li accomuna.

Avere un modello di riferimento non è una peculiarità dei giovani, ogni uomo e donna, di qualsiasi età e continente ha la necessità di porre la propria attenzione e il proprio interesse su altre persone da prendere come esempio di vita. L'avere un modello è importantissimo nella fase giovanile, quando si forma il carattere, quando si decide cosa fare da grandi, soprattutto perché è in questo momento della vita che si capisce (o si dovrebbe) che cosa si vuole essere, che tipo di persona si vuole diventare, che valori si vogliono conquistare e quali sono quelli più importanti e positivi.

I veri modelli, sono sempre dei fenomeni e non a caso vengono chiamati così. Il termine fenomeno deriva dal greco e designa ciò che appare alla luce del giorno (ciò che è visibile a tutti). Quelli che chiamiamo fenomeni sono infatti coloro che emergono per una determinata qualità.

Ci sono personaggi, che più o meno la televisione promuove, che sono realmente ricchi di qualità positive, che credono, amano e trasmettono i più nobili valori... e questo si vede chiaramente (alla luce del sole). 

Gli stessi genitori, con tutti i loro diffettucci, con le varie litigate che si fanno in famiglia, rimangono, quasi sempre, dei modelli molto belli da seguire. Per molti sono dei validissimi modelli gli insegnanti, gli educatori e gli allenatori (pur essendo a volte così severi).

Benissimo, allora hai deciso da chi andare con la tua telecamera?

Ottimo! Adesso c'è ancora una cosa che ti resta da fare. Scoprire un ulteriore modello. Che ne dici di provare a girare la telecamera di 180 gradi? Già, proprio così, ora la telecamera è rivolta esattamente verso di te. Hai mai pensato di essere un modello?

Non credere che sarai un modello solo quando sarai genitore, sei un modello già da adesso. Forse non te ne rendi conto, non ci hai mai pensato, ma sei un modello per qualcuno. Almeno per uno lo sei, questo è matematico! Ci sono sicuramente delle persone, che senza dirtelo, nella massima riservatezza, ti ammirano e apprezzano qualche tua qualità.

Ogni tanto penso proprio a questo: a girare la telecamera verso me stesso e guardo come sono... Non solo, possiamo fare di più. Una volta inquadrata mentalmente la tua immagine, viste da lontano le tue qualità, puoi provare a premere quel pulsante dove c'è scritto ZOOM e andare a vedere le qualità più profonde che possiedi. Puoi, in questo modo, entrare in te stesso e osservare quanti siano profondi e radicati i tuoi valori.

Spero tu ti sia ricordato di premere il tasto REC all'inizio dell'operazione, perché non è finita qui. Come in tutti i video, c'è sempre una fase di montaggio, di sistemazione. Puoi farlo anche tu. Forse ti sei accorto che c'è qualcosa in te che non ti piace e ripensando al fatto che sei tu stesso un modello che altri stanno in qualche modo seguendo, hai voglia di migliorarti, non solo per te stesso, ma per essere un vero esempio per chi ti vede. 

Devi solo decidere quali ombre correggere e quali luci aumentare. Non è così difficile, non devi stravolgere il video che hai fatto, non devi cambiare completamente te stesso, ma solo potenziare i pregi e correggere i difetti. Fai risplendere i valori, affinché da un tuo solo sguardo le persone ne possano essere attratte. 

Non dimenticare mai di sceglierti i modelli di vita più straordinari e belli. Non accontentarti mai di modelli mediocri, ma punta sempre in alto. Ricordati sempre che sei tu stesso un modello per gli altri. 

È importantissimo, perché ogni giorno, volenti o nolenti, ognuno di noi dà la propria testimonianza. Ogni giorno lasci la tua impronta nelle persone e nel mondo. Le impronte più meravigliose e profonde saranno quelle che si cristalizzeranno negli altri.

lunedì 7 novembre 2011

Vincere l'indifferenza

"Sono molte le atrocità nel mondo e moltissimi i pericoli: ma di una cosa sono certo: il male peggiore è l'indifferenza". Sono le parole di Elie Wiesel, scrittore rumeno, sopravvissuto all'Olocausto e premio Nobel per la pace nel 1986. Un uomo che di azioni terribili ne ha viste, che ha subito direttamente e sperimentato fino a dove si può spingere la cattiveria dell'uomo... un uomo che davanti ad azioni crudeli e spietate, afferma che il male peggiore è l'indifferenza, non può che far pensare...

L'indifferenza opera potentemente nella storia, non è qualcosa di neutro come spesso si pensa. L'indifferenza ha una forza così distruttiva che non può lasciare indifferenti. Distrugge l'umanità, disintegra la persona da dentro, radicandosi in essa, per poi riflettersi nell'intera società, nelle persone che ci circondano. Per questo il drammaturgo irlandese George Bernard Shaw diceva che "Il peggior peccato contro i nostri simili non è l'odio, ma l'indifferenza: questa è l'essenza della disumanità".

Perché l'indifferenza è così tremenda e drammatica? Fin dal suo significato si palesa chiaramente la gravità che l'indifferenza stessa porta con sé. Per prima cosa ci possiamo riferire all'indifferente come a colui che non sa dividere: saper dividere, frammentare, scomporre in pezzi è l'operazione fondamentale per riconoscere i problemi e per poterli risolverli o almeno proporre una soluzione. Chi non sa dividere, l'indifferente, infatti, non è chi non vede i problemi, ma chi ne viene sommerso, chi sprofonda in essi, perché non è capace di vederne una soluzione, non sapendo dividere, non può intravedere alcuna speranza.

Sempre l'etimologia del termine ci dice che l'indifferente è chi non sa distribuire. Incredibile come questo significato riporta subito al senso di giustizia. Come già accennato qui, la giustizia segue un primario atto di attribuzione, ossia un riconoscimento dell'uomo di ciò che spetta a se stesso e all'altro, a prescindere da una legge positiva scritta, ma semplicemente per quella capacità dell'uomo di riconoscere un IO e un TU.

Il vero problema è che chi non riesce a riconoscere un TU, chi per esempio non riconosce come TU una persona con un problema fisico, con una malformazione, un bimbo appena nato e gravemente malato o, perfino, un bimbo che deve ancora nascere, non potrà veramente riconoscere e conoscere se stesso. C'è sempre bisogno di un TU per poter dire IO. Oggi, purtroppo, si sta estendendo sempre più questo non-TU e sempre più persone non vengono riconosciute come tali. Dall'altra parte, si da del TU a cose e ad animali e questo ci fa diventare ancora più indifferenti...

L'indifferente riduce a nulla l'altro, non riconosce la persona in quanto tale, non potrà mai essere nella giustizia perché non riesce a vedere l'altro. Ritornando all'inizio del post e ricordando l'Olocausto abbiamo ben chiaro a cosa possa portare il ridurre l'altro a nulla. Significa rubargli tutto, uccidere e, soprattutto, lasciar uccidere e lasciar morire...

Sembra quasi impossibile, ma ciò che stiamo sperimentando oggi è un'indifferenza così estrema che arriva a superare perfino l'amore per se stessi. C'è infatti chi diventa perfino indifferente di fronte alla propria immagine. Non si riconosce più, non ha la capacità di dividere e riconoscere le proprie qualità, non riesce a vedere in se stesso qualcosa di buono, non riesce ad attribuirsi nemmeno una qualità positiva. C'è chi diventa così indifferente alla propria immagine che nemmeno davanti ad uno specchio può riconoscersi grasso o magro. L'indifferenza verso la propria immagine è l'arma più letale che possa esistere, perché significa decide di uccidersi; nessuno fa qualcosa contro di te, ma sei tu stesso che metti a rischio la tua vita nella piena indifferenza.

Nessuno può accontentarsi di essere un semplice spettatore della propria vita. Dobbiamo imparare a vedere e riconoscere la realtà, bisogna essere in grado di dividerla e trovare le giuste soluzioni, solo così possiamo essere davvero in grado di distribuire ad ognuno il suo, a cominciare da noi stessi.

Come si può combattere l'indifferenza? Ci sono tantissimi modi, proprio perché tutte quelle azioni rivolte verso qualcosa di buono, rivolte a fare il bene, dirette a qualcosa di positivo sono molteplici e sono tutti ottimi sistemi per vincere e combattere questo terribile male della nostra società.

Alcune forme per vincere l'indifferenza possono essere:

ATTENZIONE: è sicuramente un primo metodo che possiamo applicare per essere sicuri di non cadere mai nell'indifferenza. Essere attenti, non ha solo il significato di concentrazione, ma indica quella persona capace di accorgersi delle necessità degli altri, colui che riconosce le proprie necessità, che sa prestare appunto attenzione ai proprio bisogni e a quelli di chi lo circonda.

SIMPATIA: non è semplicemente qualcosa che ha a che fare con un bel sorriso e qualche battuta spiritosa. Caratterizza, infatti, la persona che è attratta dalla conoscenza, dal sapere, che vuole veramente conoscere la verità e lotta giorno dopo giorno per potersi avvicinare al vero. Non rappresenta chi si ritiene arrivato, superiore agli altri, ma colui che sa di essere una persona speciale, che conosce il valore della vita e l'unicità di ogni singola persona e per questo riesce a entrare in comunicazione con gli altri. Riesce a provare quella "simpatia", quella "tensione emotiva verso..." che la tiene sempre lontana dal distacco vero e proprio, ma costantemente vicina agli altri. È sempre coinvolto dagli altri e dalla vita e per questo viene detta "una persona simpatica".

RACCONTO: ti sembrerà strano, ma un ottimo esercizio per combattere l'indifferenza è provare a raccontare qualcosa. L'indifferente non sa raccontare, perché non si accorge, non vede. Per poter raccontare, invece, bisogna sciacquarsi un bel po' gli occhi, utilizzare un collirio illuminante, che ci permetta di vedere i diversi colori della realtà, le più sottili sfumature. Chi sa raccontare, non è mai indifferente. Il racconto ha però una caratteristica: è spontaneo, non è una storia preparata, ma è un'affascinante rappresentazione della vita, delle sue molteplici sfaccettature, di un singolo elemento od oggetto che viene reso così speciale solo da chi veramente ne sa vedere, apprezzare e descrivere i dettagli.

MATEMATICA: proprio perché devi imparare a dividere, a risolvere, a capire diverse strade e percorsi che ti fanno intuire che c'è sempre una soluzione e quindi una speranza.

VALORI: chi vive nell'indifferenza non sa riconoscere i valori, non sa distinguerli uno dall'altro, non sa decidere una vera gerarchia, vive nell'eterna confusione di quale possa essere il valore più importante e così non sa mai dove indirizzare la propria vita. L'uomo che vive senza i valori su cui si fonda il proprio essere, sarà sempre in balia del drammatico vento dell'indifferenza, vivrà come colui che non guarda il mondo pur avendo gli occhi aperti. 

Riscoprire i valori e saperli vivere è il modo più bello di combattere efficacemente l'indifferenza!

mercoledì 2 novembre 2011

20 secondi di gentilezza

Ti sei mai accorto che c'è tanta gente gentile al mondo? Ti rendi conto di quanti sono davvero disposti a darti una mano?

Molte volte oltre a non fare gesti di gentilezza, a non essere i primi ad aiutare chi ne ha bisogno, a rivolgere piccoli gesti di solidarietà, nemmeno ci accorgiamo degli atteggiamenti di generosità che qualche estraneo ci riserva.

Questa breve storia che ho trovato su internet mi ha fatto riflettere su questo punto che voglio condividere proprio con te: non attendiamo chissà quale spiacevole situazione per accorgerci che la gente è ancora generosa. Apriamo gli occhi sempre di più e cerchiamo di riconoscere quei 20 secondi che un estraneo ci può dedicare...

"Non ho mai capito la gentilezza degli estranei fino a quest'anno. Da poco sono diventato disabile e non riesco più a camminare a lungo o a stare in piedi senza un dolore intenso. 

Avendo 30 anni, fu molto strano incontrare una donna di 80 anni che si è fermata e mi ha chiesto se avevo bisogno di aiuto per raggiungere la mia automobile mentre stavo andando alla posta. Fu così dolce che siamo finiti a parlare per 20 minuti una volta che ero riuscito a sedermi in auto. Avevamo entrambi dei grandi sorrisi, quando ci siamo lasciati, visto che avevamo avuto una meravigliosa conversazione - cosa che probabilmente non avremo fatto se non si fosse fermata ad aiutarmi. 

Ancora una volta, proprio ieri ero al supermercato e avevo bisogno di usare un carrello a rotelle. Quasi ogni volta che guardavo qualcosa fuori dalla mia portata, una persona a caso si avvicinava dietro di me e mi chiedeva se poteva prendermi qualcosa dallo scaffale. Anche prima avevo questo problema, sono basso e non potevo sempre raggiungere i ripiani più alti. C'era sempre qualcuno che mi chiedeva se poteva raggiungerlo per me.

Si tratta di quei 20 secondi in cui qualcuno si prende cura di un altro che riescono a riempirmi gli occhi di lacrime. Bastano 20 secondi per rendere qualcuno riconoscente per un piccolo aiuto che dai e che potrebbe essere doloso o difficile per quella persona. 

Non sono sempre in grado di aiutare fisicamente le persone, ma cerco comunque di prendermi quei 20 secondi ogni giorno per sorridere a qualche persona - sorridere veramente. Potresti rimanere sorpreso da quello che possono fare un sorriso e 20 secondi."

Non credi anche tu che 20 secondi possono letteralmente cambiare la nostra giornata e quella degli altri? 

La sfida che ti lancio è ovviamente doppia, ma so che puoi portare a casa una doppietta schiacciante. Il primo colpo da tirare è riuscire ad accorgersi di quei 20 secondi (almeno) che ci vengono rivolti, quei gesti che le persone ci rivolgono per pura e semplice gentilezza. Ce ne sono sicuramente, non essere il solito pessimista e non credere che a te queste cosa succedano. Devi sono aprire un pochino di più gli occhi e il cuore e ti accorgerai, molte volte con un travolgente stupore, che atteggiamenti o azioni quotidiane che altri fanno, saranno proprio quei 20 secondi dedicati a te.

Un semplice esempio? Un autista che si ferma per lasciati attraversare la strada è il caso più banale e al tempo stesso rappresentativo. Quei 20 secondi in cui lui e la sua automobile sono fermi sono tutti dedicati a te! Non è stupendo vedere le cose in questo modo? A me piace tantissimo!

Seconda sfida: ricambiare i 20 secondi. Sono sicuro che riesci a trovare ogni giorno un'occasione, anche piccola, per aiutare qualcuno. Non preoccuparti se ti sembra di non aver fatto nulla di così importante. Fallo!

Non dimenticarti che un sorriso e 20 secondi possono fare qualcosa di sorprendente.

martedì 1 novembre 2011

Ideali, santi ed eroi

Si può vivere senza un ideale? Oggi, sembra proprio di sì. Guardandosi intorno si potrebbe facilmente credere che siano pochi quelli che vivono perseguendo un ideale. Molte volte è proprio a noi giovani che viene rivolta l'accusa di non avere ideali, di vivere la vita così come viene, senza sogni o mete da raggiungere.

Tu cosa ne pensi? Credi che sia vero che noi giovani di oggi siamo privi di ideali?

Sinceramente penso che per prima cosa dobbiamo chiarire che cosa è un ideale e perché è così importante per la vita di una persona. Tante volte si dice che un ideale è un grande sogno, la stessa definizione di ideale che possiamo trovare in alcuni dizionari è pressapoco questa: "ciò che esiste solo sul piano delle idee e non nella realtà". È ovvio che se si segue alla lettera questa definizione si capisce subito perché i giovani non perseguano alcun ideale. Sarebbe da persone senza tanto sale nella zucca seguire qualcosa che non è reale.

Le persone che consideriamo geni, santi o eroi, però, li definiamo tali, proprio perché hanno o avevano una visione oltre al reale, un'aspirazione così alta che li ha distinti da tutti gli altri uomini del loro tempo. Si confonde infatti l'ideale con qualcosa di fantastico, mentre la sua stessa etimologia richiama il senso di "vedere", richiama la vista e l'intuizione. Una visione futura, ma reale.

La prima distinzione da fare è tra ideale oggettivo e soggettivo. L'ideale oggettivo che è qualcosa che possiamo definire esterno a noi o ciò che forma lo scopo delle nostre aspirazioni, come per esempio la Patria, la scienza, l'arte...

L'ideale soggettivo, invece, è quella tendenza o inclinazione che ci fa rimanere permanentemente rivolti verso ciò che vogliamo raggiungere, ciò che riteniamo il meglio per noi stessi. Per capirci meglio è per esempio quel tipo di uomo che vogliamo diventare, quell'uomo al quale abbiamo eliminato ogni difetto e lo abbiamo invece riempito con le migliori qualità, elevandolo al massimo della perfezione.

Non bisogna confondere l'ideale con una grezza passione sfrenata, che dura un qualche momento e poi passa e ci abbandona, più vuoti di prima. Molte volte queste passioni sfrenate, queste tendenze allo stato violento, piene di forza e che ci fanno apparire carichi, non sono altro che il desiderio di un male che si presenta come un bene. Questa tendenza toglie all'uomo il proprio equilibrio e la propria armonia.

Un ideale nobile e grande, un vero ideale, invece, ti dà vigore, forza, pienezza, unità, armonia, equilibrio, coerenza. Un chiaro ideale permette all'uomo di avere un'unità nei pensieri e nei desideri, di avere una mente limpida e logica. Di conseguenza ti aiuta ad essere sempre riposato, pur facendo mille attività, e ti mantiene sempre sereno e allegro, perché sarai cosciente di ciò che vuoi e che ti rende felice.

Un vero ideale ti fa essere fedele a te stesso. Non a caso si dice "sii il primo ad avere fede nel tuo ideale, se desideri che gli altri credano in esso. Se non rispetti tu stesso il tuo ideale, gli altri non lo rispetteranno". È proprio così, oggi si pretende troppo il rispetto da parte degli altri, quando siamo i primi a prenderci in giro. 

5 passi per scegliere il proprio ideale:

1) Devi scegliere un ideale che non sia in contrasto con il tuo bene totale. Non può essere un ideale ciò che va contro il tuo stesso essere o che minaccia la tua stessa esistenza o quella degli altri. Non può essere nemmeno in contrasto con i valori universali.

2) Il tuo ideale deve seguire le tua attitudini, il tuo temperamento e la tua personalità. Solo così potrai davvero realizzarlo e seguirlo con energia e passione!

3) Devi mettere il tuo ideale sempre fuori e sopra di te, il più in alto che puoi!

4) Deve essere qualcosa di pratico, che ti spinga subito ad entrare in azione, a fare qualche nobile gesto e prendere in mano un buon progetto...

5) Cerca di sintetizzare il tuo ideale in una massima, in una frase, nel motto della tua vita... e ripetitelo spesso.

Probabilmente un ideale è come la stella polare: qualcosa di irraggiungibile, ma che ti indica la giusta strada da percorrere per essere davvero felice.